Raccontare è giocare con le parole, i punti di vista e di osservazione inusuali. Incontrare un breve racconto elaborato in occasione di un corso di scrittura e divertirsi a modellarlo con nuove parole, nuovo stile e nuovi passaggi, invita a nuove possibilità.
Ecco il mio racconto sul tennis.
Appoggiata a bordo campo
Se ne sta lì, appoggiata a bordo campo; la sua punta guarda l’orizzonte caldo, umido e attaccaticcio della terra battuta.
Attorno a lei, solo silenzio. Da lontano si avverte l’eco dei gabbiani che si rincorrono tra le correnti d’aria. La platea, ancora vuota, presto si animerà di cappelli colorati, sospiri e incitazioni.
Lei, appoggiata, aspetta. La trepidazione tocca ogni singola fibra, dalla punta al manico; presto la stringeranno e guideranno mani tenaci, con nervature che raccontano anni di lavoro, sacrifici e fatiche.
Perché in campo nulla è regalato, nulla accade per caso.
Altre due giocatrici l’accompagneranno: fortuna e sfortuna. Non è dato sapere quando giocheranno: la prima porterà pallonetti furbi, la seconda marchierà ace improponibili.
Tutto a un tratto, pulviscoli rossi annunciano l’arrivo di passi.
I gabbiani proseguono le esibizioni, mentre sotto di loro tutto è pronto. I passi si arrestano davanti a lei, le mani la stringono, facendo sobbalzare la punta e vibrare le corde.
La partita ha inizio. È il suo momento: una prima traiettoria la porta in Open Stance, le mani la invitano a rispondere svelta con un dritto, quindi eccola nel vortice del rovescio.
Ogni colpo ha due possibilità: vantaggio o svantaggio.
Tra echi e gioie della platea, nell’altra metà campo qualcuno prova le stesse emozioni.
Arriva il fischio di fine set.
Cambio campo.
È il momento in cui si appropria della visuale dell’avversaria. Cerca nuove possibilità di traiettoria, ma le è permesso solo qualche istante per osservare.
Le mani la guidano a un nuovo servizio, con forza la fanno piroettare e lei, in quei rapidi istanti, sogna la libertà dei gabbiani che sfidano le correnti, ignari della sfida che si sta giocando sotto di loro.
Non deve mollare, la palla si è fermata prima del previsto.
La palla è andata oltre la riga.
Avanti.
Non può mollare.
Ogni vibrazione delle sue corde è tenacia, volontà, determinazione.
Dall’altra parte della rete, accade la stessa magia.
Una sequenza diversa per la stessa partita. Fino a quando tutto tace.
Anche i gabbiani.
È il set finale. Una folata di vento e l’amore delle mani che sanno di dover giocare il punto finale.
Ci sarà un vincitore, un vinto e una platea che racconterà la partita fuori dal campo, nelle vie, nelle piazze, nelle case.
I gabbiani sono gli unici spettatori neutrali ad omaggiare ogni colpo con la bellezza del loro volo.