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Le suole. Tutte odorano di asfalto e ad ogni passo si consumano un po'. Ci sono le suole degli abitudinari, che percorrono sempre la stessa strada; si sentono sicuri lungo la via nota perché di essa conoscono tutto: le buche, le curve, gli avvallamenti, non corrono il rischio di provare nuovi percorsi. Va bene così. I loro passi segnano linee perfette, precise, senza alcuna sbavatura.                

Diverse sono le suole degli esploratori. Innamorati della strada nuova, procedono con passi carichi di curiosità e voglia di conoscere. Anche se la meta non è definita, anche se il percorso non è stato ancora  tracciato, procedono svelti verso il nuovo. Fa niente se incontrano del ghiaino che renderà le suole ruvide, un po’ di ruvidità su una suola nuova non nuoce mai; non importa se le bagneranno nelle pozze d'acqua di una pioggia frettolosa, perché, passo dopo passo, si asciugheranno. Se la nuova strada non li conduce in alcun posto e se devono tornare sui loro passi, non provano timore: hanno almeno la certezza che quella strada non fa per loro. Queste suole raccontano una metamorfosi continua fatta di crocevia,strisce irregolari e schizzi neri, e la solidità di sassolini appiccicati è testimone di repentini cambi di direzione.

Un fascino particolare appartiene alle suole molto vecchie. I buchi accentuati, le crepe ormai definite, le scollature, sono frutto del calpestio di lunghe esistenze che, tra le altre cose, hanno certo conosciuto l’allegria, la fiducia, hanno incontrato ostacoli, hanno rallentato il loro incedere. I loro passi saranno stati a volte indecisi, e puoi nuovamente sicuri.

Dov'è il fascino?

Sollevandole verso l'alto, tra i segni lasciati dal tempo e dai passi, sono suole che regalanola meraviglia di ammirare la bellezza del cielo.