⦗...⦘ Alcune erbe spontanee, in sé e per sé, non hanno affatto un’aria malefica o insidiosa ⦗...⦘ Palomar, "Il prato infinito", Italo Calvino
Il taglio del prato può da semplice azione rivelarsi momento di riflessione? La mia risposta è: sì. Il taglio del prato mi è sempre parso monotono e un dovere perché se hai il prato, deve essere perfetto, ordinato, curato etc... Dopo la lettura delle pagine di Italo Calvino, "Il prato infinito", ho modificato il mio punto di vista.
Quando arriva il momento di dedicarmi alla cura del tappeto erboso, dapprima resto nella concretezza dell'azione, ovvero valuto da quale punto sia meglio iniziare; cerco di intercettare le zone ancora umide che saranno le ultime, perché se l'erba è coperta dal velo di umidità mi troverò a lasciare, dietro ai miei passi, fastidiosi ciuffetti bagnati. Fatte le valutazioni che comprendo essere opinabili, inizio il lavoro. Il movimento è deciso e vigoroso per poi, gradualmente, impreziosirsi di delicatezza; il manto erboso si appropria gentilmente della mente e pian piano mi sento avvolta dal verde, che non è più un suolo o un colore, ma diviene una dimensione altra. Oriento il tagliaerba e altresì il flusso di pensieri; ogni movimento acquista significato, in ogni striscia creata, anche irregolare, incontro bellezza. Mi indica nuovi punti di vista sulle situazioni, sulle preoccupazioni, sui pensieri che mi aspettano fuori da quella dimensione. Il prato si tramuta in un campo esplorativo, nei lunghi fili d'erba incontro le incomprensioni che vorrei sradicare, e penso che forse, basterebbe solo accorciarle un po'; tra i fiori selvatici, dopo averne tagliato alcuni, colgo il piacere e il senso di quelli lasciati, perché in effetti le imperfezioni hanno il loro significato ed è inutile cercare di essere perfetti. Procedo, con i piedi a terra, attenta a quel che vedo e una volta finito, mi guardo attorno. Tagliare il prato insegna sempre qualcosa.