Accade che le persone si descrivano come persone con “le lacrime in tasca”. Basta una parola o un gesto e si sentono "colpite al cuore", ovvero il luogo in cui ha origine l’essenza della goccia salata che si manifesta in volto. -Plin- scende la lacrima.
Mi chiedo: è possibile richiudere i preziosi corsi d’acqua in una tasca?
Quando pronuncio la frase"avere le lacrime in tasca", ho la percezione di qualcosa che stride e non sia in armonia; la trovo una bizzarra espressione per una magia che, invece, porta con sé calore.Le lacrime emergono dagli occhi, gli occhi sono effettivamente una sorta di tasca appartenente a un corpo, il cui ritmo è dettato dal cuore che emette pulsazioni le quali, a loro volta, sono specchio di sentimenti puri che si manifestano nella lacrima.
È un dono far fluire l’emozione nel suo stato liquido in un tempo brevissimo come l’attimo in cui la capocchia strofinata di un cerino prende fuoco?
Non spetta a me dirlo, ma credo che con le lacrime avvenga un processo simile a quello dei cerini: ce ne sono alcuni che in un attimo si accendono, altri che hanno bisogno di essere strofinati più volte sulla corta fascia di zolfo. Allo stesso modo, si piange subito, non si piange o, senza alcuna preavviso, alla base dell’occhio si percepisce un velo di umidità, il cui destino è mutevole: può fermarsi lì o può scendere a far brillare le guance di sottili rivoli. È un difetto essere così? Ed è un difetto apparire molto sensibili, con gli occhi che sbattono e parlano a suon di “Plin”, “Plin”, “Plin”? Le lacrime sono sorgenti di emozione da cui sgorgano ruscelli che, improvvisi e quasi tracimassero da dighe, seguono la forza di gravità e fanno sì che l’acqua salata si riversi lungo il viso.
Accade, però, che alcuni rivoli salati appaiano sul viso con la stessa armonia di un prezioso dettaglio che adorna e completa un bel vestito. Ecco, forse queste ultime sono“lacrime in tasca”, le altre sono "lacrime".