Francesca

    SCRIVERE HA IL SUO VALORE

    SCRIVERE HA IL SUO VALORE

    Scrivere ha il suo valore, e non è solo una questione economica. 

    Ernest Hemingway in Lettera dall'alto mare. Sullo scrivere, annota che l'immaginazione è "... con l'onestà la sola cosa che un buon scrittore deve avere...". Perché immaginare è la chiave di volta per arricchire un testo che potrebbe essere un resoconto e, citando sempre Hemingway , "...inventi una cosa invece di riferirla, puoi farla piena, completa solida e viva. La crei insomma...". Ogni testo nasce da un'immaginazione a cui si dà voce. Scegliere di scrivere è scegliere di immergersi non per un istante, ma per più istanti in una dimensione parallela dove tutto prende nuova forma e dove le parole possono rendere tutto possibile. 

    Che si tratti di un contesto di narrativa o di qualsiasi altro contesto, al lettore arriva sempre un messaggio, c'è sempre uno scambio. Questo pensiero è semplice, ma è così che accade. Scrivere richiede esercizio costante, capacità di creare, piacere nel dare vita a qualcosa di nuovo. Non solo, scrivere richiede tempo. Sì, scrivere ha il suo valore, e non si tratta di un valore economico. Scegliere di lavorare con le parole è scegliere di dedicare tempo, a sé stessi e agli altri. Mettersi seduti, scrutare tra i propri pensieri per poi scegliere quello che diverrà traghettatore delle parole e quindi avviare la stesura di un testo che si poserà tra le mani e sotto gli occhi di lettori, i quali  faranno proseguire il viaggio di quella creazione, breve o lunga che sia. Scrivere è scegliere di ascoltare chi viene da te con un'idea, con un chiaro pensiero in testa, ma non sa da dove iniziare. Allora ci si mette a sua disposizione, diventando interprete in forma scritta del suo spunto che si trasformerà in realtà. Essere scrittore, ghostwriter o autore di contenuti è un vero e proprio lavoro che richiede non 10 minuti, ma più di 10 minuti. Scrivere ha il valore di una relazione, dove tutto è da creare, dove dialogo e confronto sono il punto di partenza di ogni progetto editoriale. E che si tratti di un post, di un articolo, di un libro, la dimensione "tempo" è coinvolta.

    Scrivere è scegliere un impiego creativo, motivante, mai scontato, che porta con sé una responsabilità non da poco nel realizzare un testo che risponda al meglio agli obiettivi del committente, o diversamente, rivedere le indicazioni di partenza e invitare a seguire un altro percorso. Può accadere di avviare una scrittura con uno stile informale, perchè tale è la richiesta, per poi modificare la scelta al fine di rendere migliore lo sviluppo del testo. E ancora, può capitare la necessità di aiutare il committente ad ampliare la propria immaginazione al fine di fornire nuovi spunti per arricchire la scrittura. Anche quando si scrive un proprio articolo, succede che nel rileggerlo ci si accorga che non sia coinvolgente e si decida di riscrivere tutto al fine di rendere il proprio testo pieno, completo, vivo. In tutto ciò, il tempo è importante, anche quando non se ne ha molto a  disposizione. Tuttavia, quando si arriva a digitare o mettere il punto finale, si prova un senso di pace, di soddisfazione, di gioia.

    Scrivere ha il suo valore che è la somma del valore di ogni singola parola scelta, digitata o scritta che sia, e di tutti coloro che si nascondono dietro la scelta dello stile, della forma di un post, di un articolo, di una narrazione.

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    Francesca

    LEGGERE PER SCRIVERE

    LEGGERE PER SCRIVERE

    LEGGERE PER PRENDERSI UNA PAUSA DALLA SCRITTURA,  O FORSE NO?

    Scrivere richiede tempo, richiede idee, richiede voglia di condividere un testo affinchè si possa regalare a un pubblico una piacevole lettura, un momento di quiete, un'opportunità di conoscenza. Tuttavia il bombardamento delle notizie, dei post, degli articoli è incessante; a volte non c'è tregua. Ed è proprio in questa moltitudine di possibilità e occasioni, perché in fin dei conti è di questo che si tratta, che il lettore fa la sua scelta. Sì, sceglie se leggere, sceglie se dare una rapida occhiata solo alle prime righe, sceglie se non proseguire con la lettura. 

    Lo stesso processo avviene per chi scrive: sceglie se scrivere, se condividere, sceglie l'argomento da trattare ritenendolo interessante, sceglie se cancellare e ricominciare da capo, oppure... Può scegliere di mettersi in pausa? E quest'ultima scelta credo possa essere utile alla propria penna, intendendola qui come metafora della propria voce scritta, del proprio stile, della propria forma. È vero che la scrittura richiede continuo esercizio, ed è altrettanto vero che la scrittura richiede lettura. Così, che male c'è a mettere da parte la tastiera? Certamente ci sarà chi perpetua in sintonia entrambe le azioni (e questo uno scrittore lo fa), ma una parentesi dedicata escusivamente alla lettura?

    Che poi, intendiamoci, chi scrive tiene sempre con sé un quadernino e una mattita... Così: leggere per prendersi una pausa dalla scrittura, o forse no?

     

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    Francesca

    SCRIVO PER UN PUBBLICO. "CONDIVISIONE"

    SCRIVO PER UN PUBBLICO. "CONDIVISIONE"

    "Condivisione" è l'esordio con la poesia e segna l'inizio della mia scrittura rivolta a un pubblico, una condivisione dei miei scritti. Scrivere e condividere sono due azioni che richiedono coraggio,è come fare un salto nel buio. Sai cosa scrivi, sai che lo condividi, ma non sai l'effetto che avrà il testo. Ed è questa stimolante incertezza che invita a scrivere.

    "Condivisione": per la prima volta scrivo per un pubblico.

    CONDIVISIONE

    Non capisci subito ma riconosci quella tristezza nello sguardo;
    senza motivo senti che è un richiamo.
    Non l'avresti mai pensato eppure percepivi che quella malinconia ti apparteneva.
    Una persona che la le tue stesse emozioni, ha pianto le tue
    stesse lacrime,
    gli stessi dolori.
    Un'anima che ha richiamato un'altra anima perché stanca di
    camminare sola!
    condividerà il sentiero con te
    per quanto?
    a lungo, forse a tratti, magari per breve tempo.
    Questo non ha importanza, è bene anche solo un attimo:
    un soffio di condivisione che rende la cima della montagna
    più vicina...
    il fardello, anche se di poco, non grava così sulle tue spalle...
    sul tuo cuore... come prima!

    (Francesca Girardi in L'Antologica - LOGOS Seconda Edizione - 2007 Giulio Perrone Editore Roma)

    Ho composto la poesia CONDIVISIONE qualche anno fa ed è la scrittura giusta per inagurare il blog. Questi versi mi hanno accompagnatoa  varcare le soglia oltre la quale, per la prima volta, ho condiviso, nelle vesti di autrice, un testo inedito e l'ho mostrato a un pubblico di lettori, "coloro che leggono",  figure indispensabili per ogni scritto.

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    Francesca

    RILETTURA DI AGOSTO

    RILETTURA DI AGOSTO

    Il valore della lettura non ha tempo e rileggere è sempre un'esperienza piacevole, che  rinnova le interpretazioni.

    Rileggere un testo a distanza di un anno ? Sì. 

    Riproporre la rilettura, nello specifico un testo scritto ad agosto 2023, non è un'azione no-sense, tutt'altro. Leggere articoli e libri nuovi è motivante, interessante; in egual modo, proporre la rilettura di un testo "già pubblicato" è un piacevole invito a non smarrire stili di autori, con tutti i loro pensieri.

    Chissà, forse lo scorso anno non ci si è soffermati molto sulla lettura di "agosto", ora una rilettura la si può dare...  

     

    "Agosto. Un mese che si attende perché regala uno stacco temporaneo durante cui si assaporano appieno i giorni dell'estate. Quest'anno il meteo fa le bizze, ma non allontana dalla piacevole sensazione che si prova quando si gira finalmente il cartello sulla scritta "ferie". E le vacanze, oltre che opportunità per mettersi in viaggio e visitare nuove destinazioni, sono anche opportunità di ricongiungimenti con affetti, ricordi, luoghi nei quali si ritorna per lasciarsi cullare da una vacanza che sa di casa". Attorno a queste orme si sviluppava lo scorso anno, una mia scrittura di agosto che racconta di come la società, nonostante il suo movimento, porta con sé valori che non hanno tempo, che ancora non sono stati sradicati dai cambiamenti e dal progresso che ci accompagna quotidianamente.

    Rileggere è un'esperienza piacevole. Ed è anche una riscoperta: cosa sarà cambiato o cosa sarà ancora così?

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    Francesca

    NARRARE LA VITA E' INDOSSARE UNA COLLANA

    NARRARE LA VITA E' INDOSSARE UNA COLLANA

    La scrittura autobiografica porta a ricomporrre esperienze ed emozioni che si legano l'una all'altra. Come una collana

    Trascrivere nero su bianco i propri pensieri, intraprendere una scrittura autobiografica mostrando le proprie emozioni, richiede coraggio. Il foglio bianco è specchio di chi lo sceglie, lo stende davanti a sé e lo accarezza, quasi a volerlo rendere ancora più liscio. Uno sguardo e poi, con complice intesa dello spazio bianco, la stesura prende vita. Attraverso l'esistenza si matura, si cresce, si cambiano abitudini, anche di pensiero. Il momento in cui si percepisce il "click" che apre al cambiamento, è il momento in cui si prende la penna e le si affida il delicato compito di affiancare ogni singolo tassello del proprio grande mosaico"Come una collana" mi ha fatto pensare a questo.

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    Francesca

    SCRIVERE UN DIARIO PER...

    SCRIVERE UN DIARIO PER...

    Perché si scrive un diario?

    Di scrittura diaristica ne ho sempre sentito parlare, ma non l'avevo ancora affrontata e conosciuta da vicino. Credo  che il diario sia presente nell'infanzia della maggior parte delle persone. Il mio, lo ricordo ancora: formato quadernone, pagine color panna raccolte in una copertina rosa confetto, di un materiale setoso, nell'angolo in basso a destra  c'era la figura di una bambina con lo sguardo rivolto all'insù. Ero affezzionata soprattutto al lucchetto a forma di cuore, mi trasmetteva un senso di sicurezza, come se i miei pensieri potessero per sempre rimanere al sicuro. Ho scritto per qualche tempo, poi l'ho abbandonato e oggi, a distanza di molti anni, mi avvicino ai diari con un altro approccio. L'ho fatto per il diario di Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d'arte Moderna di Roma, che si chiede"Perché io ho scritto un diario, il mio diario? Forse per il bisogno inconscio di comunicare, di far sapere agli altri i miei pensieri, sentimenti, necessità, desideri..."

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    Francesca

    LEGGERE IL MONDO

    Fermarsi qui per lasciasi andare nell'altrove

    LEGGERE IL MONDO

    Una lettura che sa di magia

    La margherita è il fiore simbolo del “mi ama” o “non mi ama”. A chi è capitato di  trovarsi a sfogliare la corolla bianca, sperando che l’ultimo strappo fosse positivo? Personalmente è capitato per gioco, e nell'adolescenza ho il ricordo di una cosa simile con le linguette delle lattine. Quando ci si trovava ad aprire una lattina, si girava avanti e dietro la linguetta di metallo contando le lettere dell’alfabeto e la lettera che decretava lo “stacco”, era l’iniziale del nome della persona che in quel momento si trovava a pensare a te. Piccoli giochi, quasi piccoli riti che rivestono un ruolo magico. E forse sono il segno che si ha bisogno di un pizzico di… come si potrebbe definire…? Di magia? La magia ha del meraviglioso, ha un sapore unico che appartiene a qualcosa di inatteso che vivacizza un attimo. L’uomo è razionale, ha bisogno di logica, di “senso”, eppure ha anche bisogno di parentesi altre, dove non dico che la realtà scompare, ma viene animata da un po’ di irrazionalità che fa viaggiare con i pensieri, che fa sognare a occhi aperti; per qualche attimo rapisce dal momento presente e accompagna ad aprire porte che conducono altrove.  Quell’altrove è

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    PAROLE E GEOMETRIA

     

    PAROLE E GEOMETRIA

    Esiste una geometria delle parole? Sì.

    Scrivere è scegliere un argomento, selezionare le parole giuste, meditare meticolosamente sull'inserimento delle stesse tra i tanti segni convenzionali che passano sotto il termine "punteggiatura". Decidere di dare forma concreta a un pensiero attraverso i segni della scrittura è una maniera di esprimersi, che lo si faccia attraverso inchiostro -di penna o di stampante- o che lo si faccia a video -digitando su computer o cellulare-. C'è chi preferisce esprimersi sì a parole, ma non scritte, solo verbali. Quante volte capita di sentire: "Se dovessi  scrivere non terminerei nemmeno un rigo, ma se dovessi parlare, allora potrei continuare anche per due ora di fila". Ognuno ha il proprio metodo, perché esprimersi è pur sempre una questione di metodo, no?

    Un giorno, mentre raccoglievo le ciliegie e guardavo le perfette palline rosse che facevano capolino tra una fogliolina verde e un'altra, mi accorgevo che nel cogliere un frutto e averlo riposto, mi spostavo di qualche impercettibile centimetro e non appena rivolgevo lo sguardo all'insù, alla vista mi comparivano altre palline rosse. Un cambio di punto di osservazione, direte. Sì, e aggiungo un cambio di prospettiva, volendo utilizzare un linguaggio che sa di "geometrico". Cambio la prospettiva, trovo nuove ciliegie. Cambio la prospettiva, incontro un nuovo ordine di parole. Questo accade  quando si scrive. Spostare una parola, scambiarla con un'altra, intersercare sinonimi, regala una prospettiva nuova di forma, di significato, tranne i casi in cui vi sia uno stravolgimento dei termini. La prospettiva è essenziale per capire se davanti ho una lettura armoniosa oppure un po' complessa. Legittime entrambe, il giudizio qui non è chiamato. Scrivere. mi chiedo, non è solo una questione di parole, punteggiatura, è molto di più...  Nasconde forse una geometria delle parole? Sì.

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    Francesca

    SCRIVERE SUI LUOGHI DELL’ANIMA

    SCRIVERE SUI LUOGHI DELL'ANIMA

    Tra le pagine di Titti Follieri e il viaggio di Sara

    Un luogo può avere diversi ritratti, non ce ne sono di più belli o più riusciti. Ognuno si mostra richiamo per non smarrirne la voce, per lasciarsi cullare dalle sensazioni provate, per ritrovare colori e profumi di scatti che sono impressi nella pellicola del cuore. Una pellicola particolare, dove si fissa la memoria di esperienze e ricordi che non appaiono nitidi, lo diventano con il tempo: più passa e più l’immagine da sfuocata prende chiara manifestazione. Questa è l’orma incontrata tra le pagine di Titti Follieri e il viaggio di Sara, protagonista “provinciale cosmopolita” (prendendo i due aggettivi in prestito dal titolo). In apertura la testimonianza tutta femminile segna lo spartiacque tra la giovinezza e il percorso di maturità che fa fiorire una ragazza in donna dai petali di autocritica e coraggio, pronta a trovarsi a tu per tu con i sentimenti.

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    Francesca

    OVUNQUE E IN NESSUN POSTO

    Ci sono una quantità di porte che conducono a Fantàsia... (cit. La Storia Infinita)

    Vi è mai capitato di confrontarvi con qualcosa che vi incuriosisce però non ne avete fatto un'esperienza diretta? A me capita con ciò che si definisce "fantasia" e con le produzioni appartenenti al genere fantasy o fantastico. Spesso si incontrano film e libri che raccontano mondi nati dall'immaginazione dell'autore e con la lettura diventano reali e paralleli. Ricordo "La storia infinita", avevo forse 9 o 10 anni: mi aveva attirato la copertina. Uno sfondo verde, due decorazioni bianche laterali che impreziosivano quello che sembrava essere uno specchio ovale e che, a sua volta, era adornato con due sagome di serpenti che si intrecciavano. Il mio occhio aveva subito curiosato nel viale rappresentato al centro dell'ovale che conduceva, tra rigogliosi alberi verdi immersi in una luce rosata,  a una piramide luminosa, bianca. Nel film, indimenticabile è la scena in cui Bastian si trova a leggere la storia, nel suo mondo concreto, tangibile per poi, riga dopo riga, essere rapito da quel mondo racchiuso nel ritratto della copertina del libro. Pensando a Fantàsia, pensando a Michael Ende e alla sua capacità di creare, viaggiare e far viaggiare il lettore in una trama spazio-temporale immaginaria e coinvolgente, ho voluto provare a fare esperienza di una scrittura che potrebbe essere di fantasia, o se non lo è, è una scrittura di una dimensione intangibile. Un luogo che non esiste, oppure sì... Dipende dai punti di vista. 

    C’è una città che conosco. Non ha nome, quindi non saprei dare alcun indizio. Un’indicazione geografica? Non c’è, è ovunque e in nessun posto.

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    Francesca

    DIETRO LE QUINTE DI UN RACCONTO

    DIETRO LE QUINTE DI UN RACCONTO
    Cosa si nasconde dietrole quinte di in racconto?

    Dietro alla scelta di stare a tu per tu con penna e foglio bianco o, per essere contemporanei, con tastiera e documento da nominare, ci possono essere  diverse motivazioni. Non è possibile elencarle, la lista risulterebbe incompleta. Sì, incompleta. Ogni autore segue il proprio sentire, la propria idea, la propria intuizione e sa il "perché", o forse lo scoprirà.  Si avverte  una sorta di attrazione verso la quale si prova fiducia e si inizia a scrivere, un pezzo alla volta. E ci si trova immersi in una sorta di dietro le quinte dove in alcuni momenti sembra che si fermi tutto, che rimanga in stallo per poi, inaspettatamente, risentire quella forza che torna a farsi viva e procedere ancora di riga in riga, di  pagina in pagina. Fino ad arrivare al punto finale. Quando la stesura è terminata, personalmente provo serenità. Perché scrivere, e questo è ciò che penso, è anche una scommessa. Saranno solo parole che rimarranno nascoste tra scaffali e cassetti di casa, oppure varcheranno la porta per mostrarsi al pubblico e incontreranno nuovi occhi e punti di vista? La scommessa non ha vinti e vincitori, ma ha pensieri ed emozioni che daranno vita a una narrazione rivolta ai lettori o pensieri ed emozioni che rimarranno solo per chi li ha scritti. E in entrambe le situazioni, c'è bellezza e c'è racconto. Rileggere ciò che si scrive è un momento che mi piace definire "catartico" : dopo aver lasciato che una parte di me prenda nuova forma nella narrazione, mi rispecchierò ancora in essa e la riconoscerò? Piacerà oppure incontrerà indifferrenza? Non importa. Nel romanzo di Betty Smith, Un albero cresce a Brooklyn,  si legge: "quando accadrà qualcosa, raccontala esattamente come è successa; ma scrivi per te sola cosa ritieni che sarebbe dovuto accadere". Scrivere è una piacevole scommessa con se stessi. E così è stato per il mio racconto "Il grembiule mai indossato" nella raccolta "Racconti dal Trentino Alto Adige" edita da Historica Edizioni (a cui va il mio ringraziamento per aver scelto il mio scritto).


     

     

     

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    Francesca

    UN ROMANZO. UN ESERCIZIO DI PENSIERO

    Lucia Stefanelli Cervelli, La morte prudente

    Era un po' di tempo che non scrivevo, o meglio, che non mi dedicavo a trascrivere in parole le mie esperienze, i miei incontri letterari. Poi, nel mentre prendevo consapevolezza di ciò, ho ricevuto la condivisione di una recensione e ho incontrato un nuovo stimolo di lettura. La morte prudente, un titolo che suona forte, ma al tempo stesso trasmette un certo senso di attesa. Mi sono chiesta: perché non essere il tramite per condividere  il punto di vista di chi ha incontrato la lettura di questo romanzo? Attraverso le righe della recensione di Maria Antonietta Selvaggio si è formato nella mia mente, quasi fosse un dipinto, lo scenario dei nostri giorni. E' proprio così: il pensare rischia di divenire un esercizio desueto. E anche inciampare in una pausa troppo dilatata, come è successo a me, è un rischio. Lasciarsi coinvolgere dal dinamismo quotidiano, dagli intrecci repentini della nostra società, non è buona cosa per l'intelletto che ha bisogno sì di dinamismo, fatto però di riflessioni, di quesiti, di pensieri.

    Così, auguro a chi si trova a visitare questa pagina una buona e attenta lettura della recensione di Maria Antonietta Selvaggio che con occhio critico, capace di essere dentro e fuori il romanzo, ci introduce nelle pagine di La morte prudente di Lucia Stefanelli CervelliL'autrice vede il lettore come un "dialogante di pagina" e la trama è un invito a pensare sull'epilogo plurale che coinvolge i tre protagonisti: Luca, Oscar, Giulia. 


     Lucia Stefanelli Cervelli, La morte prudente, Emersioni 2021

    Recensione di Maria Antonietta Selvaggio

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    L'IMPRONTA DELLA VITA

    Le suole. Tutte odorano di asfalto e ad ogni passo si consumano un po'. Ci sono le suole degli abitudinari, che percorrono sempre la stessa strada; si sentono sicuri lungo la via nota perché di essa conoscono tutto: le buche, le curve, gli avvallamenti, non corrono il rischio di provare nuovi percorsi. Va bene così. I loro passi segnano linee perfette, precise, senza alcuna sbavatura.                

    Diverse sono le suole degli esploratori. Innamorati della strada nuova, procedono con passi carichi di curiosità e voglia di conoscere. Anche se la meta non è definita, anche se il percorso non è stato ancora  tracciato, procedono svelti verso il nuovo. Fa niente se incontrano del ghiaino che renderà le suole ruvide, un po’ di ruvidità su una suola nuova non nuoce mai; non importa se le bagneranno nelle pozze d'acqua di una pioggia frettolosa, perché, passo dopo passo, si asciugheranno. Se la nuova strada non li conduce in alcun posto e se devono tornare sui loro passi, non provano timore: hanno almeno la certezza che quella strada non fa per loro. Queste suole raccontano una metamorfosi continua fatta di crocevia,strisce irregolari e schizzi neri, e la solidità di sassolini appiccicati è testimone di repentini cambi di direzione.

    Un fascino particolare appartiene alle suole molto vecchie. I buchi accentuati, le crepe ormai definite, le scollature, sono frutto del calpestio di lunghe esistenze che, tra le altre cose, hanno certo conosciuto l’allegria, la fiducia, hanno incontrato ostacoli, hanno rallentato il loro incedere. I loro passi saranno stati a volte indecisi, e puoi nuovamente sicuri.

    Dov'è il fascino?

    Sollevandole verso l'alto, tra i segni lasciati dal tempo e dai passi, sono suole che regalanola meraviglia di ammirare la bellezza del cielo.

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    Francesca

    CHE BIZZARRA ESPRESSIONE

     

    Accade che le persone si descrivano come persone con “le lacrime in tasca”. Basta una parola o un gesto e si sentono "colpite al cuore", ovvero il luogo in cui ha origine l’essenza della goccia salata che si manifesta in volto.  -Plin- scende la lacrima. 

    Mi chiedo: è possibile richiudere i preziosi corsi d’acqua in una tasca?

    Quando pronuncio la frase"avere le lacrime in tasca", ho la percezione di qualcosa che stride e non sia in armonia; la trovo una bizzarra espressione per una magia che, invece, porta con sé calore.Le lacrime emergono dagli occhi, gli occhi  sono effettivamente una sorta di tasca appartenente a un corpo, il cui ritmo è dettato dal cuore che emette  pulsazioni le quali, a loro volta, sono specchio di sentimenti puri che si manifestano nella lacrima.

    È un dono far fluire l’emozione nel suo stato liquido in un tempo brevissimo come l’attimo in cui la capocchia strofinata di un cerino prende fuoco? 

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    Francesca

    PENSIERO FILOSOFICO, PENSIERO D'AZIONE. Riflessioni

    Rifessioni dal Convegno "Saperi, linguaggi, diritti del Mediterraneo ed Euromediterraneo" - 8-9 aprile 2022

     

    Il pensiero filosofico è pensiero d’azione? Sì, e mette in dialogo più discipline nel Manifesto della Carta dei Diritti di Napoli, documento nato per ricollocare il ruolo della donna all'interno di un mondo ancora proiettato verso una dimensione unilaterale. Non smarrire la chiave interpretativa femminile e riconoscersi reciprocamente nelle proprie differenze, sono due azioni fondamentali per l’affermazione dei diritti universali, a loro volta condizione indispensabile della convivenza sociale. Il contesto contemporaneo in cui la digitalizzazione influenza deontologicamente la condizione umana, richiede ancor di più la presenza femminile; l’algoritmo non è solo un concetto, ma pare affermarsi quale strategia relazionale.

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    Francesca

    SGUARDI E NUOVO MONDO

    (...) un’esperienza che ha superato il monologo per sostenere un punto di vista di gruppo (...)  "Sguardi sul Novecento", Esther Basile -ed. Homo Scrivens.

    Quanto è difficile unire più cose, dare loro un nesso e, soprattutto, far sì che dalla completezza del lavoro emerga il giusto valore delle singole componenti. Incontrare una raccolta di testi è vivere il momento di uno scatto fotografico, ma non si tratta del singolo "click"  che  fissa su pellicola il particolare dettaglio. È una fotografia diversa.

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    Francesca

    INCONTRI

    Mi trovo spesso a pensare che musicista e scrittore siano molto simili. Le note, come le parole, possono essere singoli segni grafici su di un campo bianco e se lasciati a se stessi, forse non hanno alcun significato, ma se uniti in una determinata maniera, possono creare qualcosa di piacevole, e nella loro sequenza e unità dare vita a un inedito che, nell'attimo in cui diventa edito, lascia fluire nuova conoscenza in chiunque faccia il loro incontro.

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    Francesca

    UNA RICERCA PER EDUCARE

    Nascondeva le lacrime ma condivideva i sorrisi ("Cambiare l’acqua ai fiori", Valérie Perrin)

    Scrivo con mano tentennante per un senso di rispetto e di tutela, ma anche con mano desiderosa di dare voce a quanto provato nella lettura di "Vittime non per sempre. Indagine su violenza assistita e femminicidi". Si tratta di una narrativa altra da quella che solitamente riporto, e realizzata seguendo un’orma particolare: quella della ricerca. Credo che ogni indagine abbia inizio dalla volontà di avvicinarsi al preciso argomento che diviene protagonista del ricercare, e che persegue l’intento di far conoscere per apprendere e trasmettere.

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    Francesca

    IL BAULE DELLE PAROLE

    " ⌈...⌉Infilai il libro di esercizi nella borsa a tracolla e raggiunsi Lizzie in giardino. 'Posso mettere una cosa nel baule prima di tornare a scuola?' Era passato parecchio tempo dall'ultima volta che l'avevo fatto, eppure a Lizzie ci volle un attimo per capire. 'Mi sono chiesta tante volte se avresti trovato qualcos'altro da metterci dentro' ⌈...⌉" da Il quaderno delle parole perdute, Pip Williams. 

     

    La parola "arte", CHE BELLEZZA. Tempo fa ho scritto della biografia di Marc Chagall, e ora che siamo vicini alla fine di quest'anno, voglio ricordare  un'esperienza che ha abbellito il mio 2021.

    A ottobre, in uno storico palazzo di un paese del Trentino, dove affreschi rendono perpetuo il ricordo della quotidianità di un tempo, ho ammirato opere, ho incontrato una particolare tecnica e ho ascoltato pensieri: si trattava di una mostra che aveva come protagonista l'incisione. Mentre mi muovevo fisicamente tra i pannelli, nella mia mente si delineava un percorso parallelo, lungo il quale ai pannelli si sostituivano domande: «Come comprendere l'incisione?», «Come si esegue una stampa?» «Quante e quali sono le tecniche?». Mi avvicinavo così alle singole opere per vederle meglio, nell'intento di coglierne le caratteristiche, di instaurare una relazione con loro, per poi ascoltare la voce di artisti, giunta in risposta. Le parole dal timbro gentile, vogliose di trasmettere arte e messaggi di virtù,  mi hanno avvicinato al vocabolario dell'incisione, alle "sue" parole: acqua forte, acqua tinta, punta secca, lastra, matrice, calcografia...; è un linguaggio che richiede voglia di ascoltarlo, di comprenderlo, proprio come accade per ogni espressione altra rispetto al linguaggio convenzionale. Nasce dall'abilità di mani che permettono alla matrice di accogliere nuova bellezza, rappresentando nuovi significati per poi affidarsi al procedimento della stampa, che segna il momento di presentarsi alla collettività. L'incontro con l'incisione è stato un sostare dinnanzi alle stampe, ascoltare l'artista che delicatamente si avvicina per introdurmi nel suo mondo e proseguire assieme in un viaggio in cui comprendo che stampe dalla tecnica simile, sono uniche per il messaggio che mostrano, e sono tutte il risultato di un lavoro costante.

     

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    Francesca

    SULLE ORME DI CALVINO

    ...Alcune erbe spontanee, in sé e per sé, non hanno affatto un’aria malefica o insidiosa...

     

    ⦗...⦘ Alcune erbe spontanee, in sé e per sé, non hanno affatto un’aria malefica o insidiosa ⦗...⦘ Palomar, "Il prato infinito", Italo Calvino 

     

    Il taglio del prato può da semplice azione rivelarsi momento di riflessione? La mia risposta è: sì.  Il taglio del prato mi è sempre parso monotono e un dovere perché se hai il prato, deve essere perfetto, ordinato, curato etc... Dopo la lettura delle pagine di Italo Calvino, "Il prato infinito", ho modificato il mio punto di vista.

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    di Francesca Girardi

    di Francesca Girardi

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