"Diventerò cantante, diventerò cantore. Entrerò al conservatorio...Diventerò violinista, entrerò al conservatorio... Diventerò un poeta, entrerò…”(M. Chagall. La mia vita. Milano, 1998, SE, p. 44.)
È possibile che un artista scriva di sé con lo stesso stile che rende uniche le sue opere? Sì, e lo dico dopo aver letto le pagine scritte da Marc Chagall. Per una serie di coincidenze ho iniziato a leggere la sua biografia; pensavo si trattasse di una classica descrizione di esperienze, studi, successi, invece tra leggerezza e fisicità ha preso forma il quadro della sua esistenza.
Tra le mani una foto scattata anni fa. Mi chiedo chi sia il più tenace: il mare, che con la sua quiete tiene a bada l'energia delle profondità, pronte a manifestarsi, oppure il faro che slanciato e vigile resta in costante ascolto, saldo anche tra le burrasche. Gli occhi fissano il faro e scrivo
La narrativa e la filosofia sono luoghi in cui il pensiero dice e pensa (...) ("Preziose tessitrici di parole. La scrittura di Gabriella Fiori e Margherita Pieracci Harwell" di Esther Basile, ed. Homo Scrivens)Un libro ha la magia di divenire un luogo sempre aperto all'incontro, dove non è necessario recarsi in orari prestabiliti. Si entra e si prende parte alle conversazioni tra domande e risposte; piacevole è la sensazione di aver stretto amicizie con persone che spontaneamente condividono i propri pensieri con chiunque abbia voglia di ascoltare e partecipare. Così nelle pagine scritte da Esther Basile ho avuto il piacere di trascorrere un po' di tempo in compagnia di Gabriella Fiori, Margherita Pieracci Harwell, Simone Weil, Cristina Campo e altre "tessitrici di parole", ho fatto tesoro del "tradurre l'esperienza in un colpo d'occhio sull'universale". La lettura si è trasformata, pagina dopo pagina, in una vera e propria condivisione; scambi di pensiero che come petali di un fiore si sono aperti poco a poco, senza fretta, e hanno svelato la bellezza della loro valenza universale. Tra le righe si ordiscono pensieri provenienti da esistenze vissute che abilmente intrecciate l'una all'altra donano un pezzo di sé. "Preziose tessitrici di parole" mostra raffinati orditi realizzati con un'attenta scelta del filato e un delicato lavoro di intreccio. Ogni parola è un singolo filo che, in una trama perfetta, porta la delicata orma di chi lo ha scelto, lo ha sbrogliato con delicatezza, lo ha intrecciato per impreziosire e regalare una nuova forma di pensiero.
(...) E fu un attimo di vero amore e pace che vibrò come un sottile ciuffo d'erba al vento su Nottingham per l'eternità. ("La tigre e l'aquila. Quando la rivoluzione ebbe inizio" di Francesca Patton - ed. LuoghInteriori)
Quando leggo un romanzo le parole prendono nuova vita attraverso immagini che nella mente si susseguono come in una pellicola cinematografica. Nelle pagine di "La Tigre e l'aquila. Quando la rivoluzione ebbe inizio" magistrale è la penna che vedo scorrere, dare forma a lettere che assieme creano parole che a loro volta sono la miccia per innescare un'intensa reazione. La rivoluzione nasce lentamente, si percepisce la pianificazione della strategia in una trama di fantasia che tiene costantemente viva l'attenzione. Un'invisibile mano con delicati movimenti delle dita invita ad addentrarsi sempre più nel testo, immersi in un'atmosfera dove si resta catturati, a volte anche piacevolmente, da sentimenti. Sono sorpresa di come attraverso emozioni forti, vere, crude si intraveda un piccolo spiraglio da cui giunge una sorta di messaggio di fiducia, proveniente da un mondo passato. Lì dove tutto era grigio, oltre a dolore e sofferenza, si è ritagliato lo spazio per sentimenti autentici di amore, giustizia e affermazione. Un soffio di speranza che si trasforma lentamente in piccola scintilla, per poi illuminare di nuova vita l'oscurità mentre il bagliore si riflette dalle pagine al mondo di adesso. Perché c'è sempre un inizio, una fine e un inizio per costruire un mondo nuovo che regala la piacevole e delicata vibrazione di un ciuffo d'erba al vento.
L'ho incontrato in un sabato di ottobre. Attorno a me, un bosco fitto, vivo nello scorrere di un piccolo corso d'acqua. Lì, in mezzo al sentiero di terra e sassi, incontro questo fiore che racchiude delicatezza e forza. Èun re circondato dalla sua corte; vestito da un'impeccabile veste gialla, tanto semplice quanto perfetta; come ogni re che si rispetti è scortato da fedeli consiglieri. Li distinguo per il loro acceso colore verde; parlottano tra loro, forse lo mettono in guardia sulla mia presenza. Temono che possa strapparlo al loro regno? Il giallo re certamente sta ascoltando, si fida di loro, ma si fida anche del suo sentire. Non teme alcuna presa, sa che non ci sarà nessuno strappo; è perfettamente piantato a terra, stabile e sicuro. I consiglieri mi guardano:"È forte il nostro re!". Ho proseguito il mio cammino, i miei passi avranno portanto qualche scompiglio, ma il giallo re, forte e sicuro, ha certo apprezzato il mio cheto passaggio.
È mattina presto, quel momento di quiete che segue la prima alba. Mi concedo una camminata tra le montagne, la loro vista mi accompagna ogni giorno e finalmente sono riuscita a dedicare loro del tempo. Arrivo al punto di partenza, che bello, non c'è nessuno. Dopo di me sopraggiunge un'autovettura che prosegue verso altra destinazione. Mi incammino e inizio a percorrere il sentiero accompagnata dalla frescura del sottobosco e dai profumi che mi regala. Sono avvolta dalla natura ancora addormentata; non è una giornata limpida, tuttavia si avverte che il cielo potrebbe regalare qualche spiraglio di sole. Seguo il cammino, lo percorro senza troppo faticare e mi rivedo bambina su quella stessa strada che sentivo lunga e difficile! Ora mi richiama sensazioni diverse: serenità e relax. Mi sembra di vivere le parole di Le Breton quando descrive la marcia come "una biblioteca infinita che declina ogni volta il romanzo delle cose ordinarie poste sul cammino".
"Si viaggia per nutrire lo sguardo di panorami e lo spirito di nuove impressioni" (cit. Il rumore del mondo, Benedetta Cibrario)
Ci sono luoghi che vanno visti con gli occhi, altri che non rimangono impressi nella nostra memoria; altri ancora sembrano dimenticati, ma capita che un dettaglio e una parola ce li facciano ricordare. Il ricordo diventa un viaggio, e il bello è che lo possiamo fare ogni qualvolta lo vogliamo. Ritorniamo lì, in quel preciso istante; rivediamo i piccoli dettagli che avevamo colto inconsapevolmente, sorridiamo al loro ripresentarsi; respiriamo l'aria e ne cogliamo l'essenza, riacchiappiamo i sapori, i profumi, proviamo le percezioni. Possiamo così dire che quella destinazione non vale sono un viaggio, ma due, tre... Questa foto mi fa tornare in Irlanda. Sono a Dublino e una mattina decido di andare a Bray; scelgo Connolly Station per prendere il trenino (la Dart).
Proseguo con le parole e oggi ne affronto un'altra faccia; quella poco vera, quella che le vede strumentalizzate e lontane dal valore della sincerità. Spesso con le parole si costruiscono aspettative che poi rimangono lì, sospese, potremmo dire "castelli in aria". Con le parole possiamo far credere che si realizzerà questo o quello, ma a volte tutto è vano. I concetti rimangono intrappolati in un limbo, in quella dimensione che si trova nel mezzo tra il "quanto detto o scritto" e la sua realizzazione.
Per pensare e riflettere abbiamo diverse vie: camminare nella natura, ammirare la bellezza di paesaggi, stare in silezio e lasciar vagare la mente... In precisi contesti, come questi, siamo quasi "naturalmente" predisposti a dedicare del tempo ai nostri pensieri. Quando invece una riflessione o pensiero nasce inaspettatamente, beh... Credo sia un'autentica sorpresa. E a me è accaduto dopo aver visto il film The words.
Una nuova quotidianità si è mostrata a noi da un po'; ci rivela qualche difficoltà nel cambio di abitudine, nella necessaria e indispendabile limitazione di movimenti, ma sa regalare tempo e opportunità di riflessioni. Mi capita di affacciarmi alla finestra. Da quanto non lo facevo, o meglio: sì, mi affacciavo anche prima, ma senza prestare attenzione. Me ne stavo lì distrattamente,pochi attimi. Guardavo lo spazio dinnanzi a me, e la mente era da tutt'altra parte. Ora, apro la finestra e mi accorgo di guardare, osservare, ascoltare. Un silenzio che non è un silenzio; è un percepire quel mondo che è sempre stato lì. Fuori dalla mia finestra.
In questo particolare momento che ci troviamo ad affrontare, più volte mi sono chiesta se fosse meglio prendere una pausa dal blog, poi ho deciso di proseguire e auspico di regalarvi attimi di “evasione”, perché un libro è sempre un piacevole momento di incontro, ci permette di viaggiare e seguire itinerari tracciati da autori che diventano le nostre guide. Come Marcela Serano, è a lei che ho pensato quando ho incontrato questo video https://www.facebook.com/rosminilibreria/videos/211244833522859/...
Girare con occhi sempre aperti. Voglio accompagnare così la condivisione di questa foto, scattata la scorsa estate. Cosa c'è di pù inaspettato che riuscire a guardare quanto abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e meravigliarci nello scoprire un dettaglio, forse nuovo o forse semplicemente "inosservato sino a quell'istante".
Bighellonare e Vagabondare. Curiosa è l'interpretazione e distinzione di questi due verbi che ho incontrato in Henry David Thoreau. Entrambe le azioni indicano un cammino, ma è la modalità che determina la differenza.In "Camminare" Thoreautratta questa semplice azione
Luce è una delle tre parole presenti nel titolo "Lanterna di luce", l'ultimo dei romanzi che ha arricchito la mia biblioteca. Nella sua lettura ho incontrato Celeste. La sua essenza mi ha fatto molto riflettere e il mio pensiero si è soffermato su come, a volte, non possiamo cambiare le cose. Quanto accade e ci coinvolge non sempre dipende da una nostra volontà o dal nostro agire. C'è però una cosa che possiamo fare e che non muta: cercare quella lanterna che illumina la nuova strada. Dovremmo averne una o quantomeno provare a crearcela su misura
Leggere il romanzo di Sigal Samuel " I Mistici di Mile End" è stato come avvicinarsi a un microscopio e osservare da vicino il fantastico mondo delle personali interpretazioni. Nelle pagine di questo libro si segue una storia viva, che evolve e, a un certo punto, viene ripresa e affrontata da angolazioni diverse... Proprio come accade nelle storie di tutti i giorni.
Non capisci subito ma riconosci quella tristezza nello sguardo; senza motivo senti che è un richiamo. Non l'avresti mai pensato eppure percepivi che quella malinconia ti apparteneva. Una persona che la le tue stesse emozioni, ha pianto le tue stesse lacrime, gli stessi dolori. Un'anima che ha richiamato un'altra anima perché stanca di camminare sola! condividerà il sentiero con te per quanto? a lungo, forse a tratti, magari per breve tempo. Questo non ha importanza, è bene anche solo un attimo: un soffio di condivisione che rende la cima della montagna più vicina... il fardello, anche se di poco, non grava così sulle tue spalle... sul tuo cuore... come prima!
(Francesca Girardi in L'Antologica - LOGOS Seconda Edizione - 2007 Giulio Perrone Editore Roma)
Ho composto la poesia CONDIVISIONE qualche anno fa e oggi è quell'orma giusta per inagurare il blog. Questi versi mi hanno accompagnatoa varcare le soglia oltre la quale, per la prima volta, mi sono presentata nelle vesti di "autrice" verso "coloro che leggono", figure indispensabili per ogni scritto.
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